la nascita
Amanda, il punto di svolta
Nel 2012, all'età di 16 anni, la mia migliore amica Beatrice ed io, Giulia, cominciammo a notare che sempre più ragazzi esprimevano la loro sofferenza online. Molti raccontavano di essere vittime di bullismo e cyberbullismo e per questo praticavano l'autolesionismo o, addirittura, tentavano il suicidio. In particolare sulla piattaforma Tumblr, usata da molti come diario, gli utenti parlavano delle proprie esperienze traumatiche, pubblicando anche foto dei tagli sul corpo che si autoinfliggevano e chiedendo aiuto e consigli.
La situazione peggiorava di giorno in giorno, di mese in mese. Noi volevamo fare qualcosa, ma non sapevamo come.


Il 10 ottobre dello stesso anno, il corpo senza vita di Amanda Todd, quattordicenne canadese, fu trovato all'interno della sua abitazione. Lei aveva chiesto aiuto in ogni modo, ed i suoi genitori fecero il possibile, ma la potenza del cyberbullismo non ha limiti: può seguirti ovunque e per tutta la vita. Pubblicò il suo ultimo appello su youtube e, pochi giorni dopo, si suicidò. La notizia fece il giro del mondo in pochi mesi e, ovviamente, ci colpì in piena faccia verso gennaio 2013. Suscitò enormi dubbi in noi. Com'era possibile che nessuno si schierasse dalla sua parte? Com'è possibile che non riuscisse a trovare un'altra via se non il suicidio?

Gli adolescenti potevano scriverci in privato ed in anonimo e noi avremmo risposto loro, dandogli consigli e supportandoli finché ne sentissero il bisogno.
Da quel giorno, il blog ricevette centinaia di messaggi ogni mese e capimmo, così, che un servizio come il nostro è realmente utile e necessario.
La nostra motivazione personale


Tutti noi soci dell'Progetto Sociale Biancospino Giovani abbiamo vissuto sulla nostra pelle qualche esperienza traumatica o di disagio. Dopo aver accettato ciò che ci è accaduto, avevamo due possibilità: passare la vita a chiederci "perché proprio a me?", oppure usarla per aiutare altri giovani che vivono situazioni analoghe alla nostra.
Proprio
quest'ultima è la nostra motivazione intrinseca. Chi di noi si è trovato solo ad affrontare le proprie difficoltà, ora vuole evitare che le persone si sentano egualmente sole; chi, invece, è stato supportato, desidera che anche gli altri possano avere la sua stessa fortuna; chi è stato vittima di abusi, vuole aiutare altre vittime ad amare se stesse nonostante tutto; chi ha dovuto cambiare molteplici terapisti, vuole che anche gli altri non si arrendano di fronte alla possibilità di trovarsi di fronte una persona poco competente; chi è stato discriminato per il proprio orientamento sessuale, vuole che nessuno si senta sbagliato semplicemente per il provare amore. Queste e molte altre sono le nostre motivazioni, profonde e personali, che ci spingono a dare tutti noi stessi per gli adolescenti che si rivolgono a questa Associazione.